Le colline di Benevento, nel sud dell’Italia, nascondono un antico segreto. Oltre gli uliveti, si erge solitario un albero contorto, circondato da voci inquietanti. Quest’albero è chiamato « L’Albero delle Streghe ». Si dice che durante la luna piena 🌕, le streghe si riuniscano intorno a quell’albero per compiere rituali proibiti.
Enzo, un giovane studente di storia, non credeva a queste storie per bambini. Affascinato dalle antiche leggende, decise di avventurarsi in quelle colline di notte, da solo. « Queste storie spaventano solo i superstiziosi », pensò, mentre si arrampicava lungo il pendio che conduceva all’albero. La luna piena illuminava il suo cammino, proiettando ombre inquietanti tutt’intorno.
« Allora, questo è il famoso albero? » mormorò avvicinandosi. I rami, nodosi e contorti, sembravano tendersi verso il cielo come artigli.
Accese la torcia ed esaminò il tronco. Incisi nella corteccia, antichi simboli spaventosi brillavano leggermente sotto la luce.
« Non toccarlo. » Una voce, dolce ma penetrante, risuonò dietro di lui.
Enzo si girò di scatto. « Chi c’è? » gridò, con il cuore che gli batteva forte. Ma non vide nessuno. Il vento cominciò a soffiare più forte, come un sussurro che gli diceva di andarsene.
« Ridicolo… » borbottò, cercando di convincere sé stesso. Tuttavia, una goccia di sudore freddo gli scese lungo la fronte. Fece un respiro profondo e allungò la mano verso l’albero, curioso di toccare quei strani simboli.
« Ti ho detto di non toccarlo. » Questa volta, la voce era più vicina, quasi alle sue spalle.
Enzo si voltò di nuovo. Una vecchia stava lì, vestita con un mantello nero, i suoi capelli lunghi e bianchi fluttuavano nel vento. I suoi occhi erano scuri come la notte. « Chi sei? » chiese con la voce tremante. « Io sono la guardiana di questo luogo… e non avresti mai dovuto venire qui » « È solo un albero… e queste leggende… sono storie per spaventare i bambini! » replicò, cercando di nascondere la sua preoccupazione.
La vecchia iniziò a ridere, una risata vuota, sinistra. « Ah… l’arroganza della gioventù. Non capisci cosa hai appena risvegliato. »
Enzo fece un passo indietro. « Risvegliato? Di cosa stai parlando?»
La donna si avvicinò, i suoi occhi brillavano di malizia. « Questo albero è un portale, un legame tra questo mondo e quello dei dannati. Coloro che osano toccarlo, come te, evocano forze che non puoi nemmeno immaginare. »
Un brivido percorse la schiena di Enzo. Sentì qualcosa muoversi dietro di lui. Si girò, e lì, delle ombre cominciavano a emergere dal terreno, sagome sfocate, senza volto, che avanzavano lentamente verso di lui.
« No… no, non è possibile… » balbettò, arretrando ulteriormente.
« Ora sei maledetto », sussurrò la vecchia, un sorriso sinistro le si disegnò sulle labbra. « Stanno venendo a prenderti. »
Le ombre si avvicinavano. Poteva sentire dei sussurri soffocati, voci che lo chiamavano per nome. « Enzo… vieni con noi… »
In preda al panico, Enzo si mise a correre. Ma le ombre lo seguivano, attaccandosi a lui, più veloci della stessa oscurità. Inciampò e cadde a terra. Intorno a lui, le ombre lo avvolgevano, e la vecchia, in piedi accanto all’albero, lo osservava impassibile.
« Lasciatemi andare! Non volevo fare nulla di male! » urlò, cercando di liberarsi dalla stretta gelida delle ombre.
La donna scosse lentamente la testa. « È troppo tardi, Enzo. La Strega di Benevento reclama sempre il suo tributo. »
Con un ultimo grido di terrore, Enzo fu inghiottito dalle ombre, la sua figura svanì nel nulla.
La mattina seguente, trovarono solo il suo zaino abbandonato vicino all’albero. Gli abitanti di Benevento sapevano bene che chiunque si avvicinasse a quell’albero non sarebbe mai tornato. Tuttavia, la leggenda della strega continuava, aspettando la prossima anima curiosa che si sarebbe avventurata troppo vicino a L’Albero delle Streghe.