C’era una volta, nella piccola città di Chiaravalle, in Italia, una bambina di nome Maria Tecla Artemisia Montessori. Nata il 31 agosto 1870, Maria si distingueva fin da giovane per la sua insaziabile curiosità ed il suo amore per l’apprendimento. Suo padre, Alessandro, era un funzionario pubblico, e sua madre, Renilde, la sosteneva in tutte le sue idee innovative.
Maria trovava ispirazione in suo zio, Antonio Stoppani, un abate e scienziato che promuoveva la convivenza tra fede e scienza. Incoraggiata da sua madre, Maria perseguiva sempre idee nuove ed audaci.
Quando Maria aveva 12 anni, la sua famiglia si trasferì prima a Firenze e poi a Roma per il lavoro di suo padre. A Roma, frequentò la Regia Scuola Tecnica Michelangelo Buonarroti, dove sviluppò una passione per le scienze biologiche nonostante un inizio difficile con la matematica. Anche se suo padre la immaginava come futura insegnante, Maria seguì la sua passione per la medicina e, con determinazione, divenne una delle prime donne italiane a ottenere una laurea in medicina.
Maria manifestò molto presto un interesse per i bambini in difficoltà. Si specializzò in neuropsichiatria infantile e, nel 1898, divenne direttrice della Scuola Ortofrènica di Roma. Fu lì che iniziò a sviluppare un metodo educativo rivoluzionario.
Nel 1907, Maria aprì la prima « Casa dei Bambini » a San Lorenzo, un quartiere povero di Roma. Quel giorno, 50 bambini scoprirono un ambiente accogliente e appositamente progettato per loro. La Casa dei Bambini non era una semplice casa, ma una grande sala dove tutto era a misura di bambino: mobili adattati, materiali didattici speciali e un ambiente sereno che promuoveva l’autonomia e l’apprendimento.
Il successo di questa iniziativa attirò rapidamente l’attenzione. Genitori, educatori e ricercatori venivano da lontano per vedere questa rivoluzione educativa in azione. Maria, con il suo sguardo benevolo e il suo spirito pionieristico, condivideva le sue scoperte attraverso conferenze e scritti. Il successo del metodo Montessori non tardò a diventare internazionale.
Tuttavia, durante il periodo fascista in Italia, Maria fu accusata di legami con il regime, anche se collaborava solo per costruire più Case dei Bambini. Nel 1934, le sue idee rivoluzionarie la costrinsero a lasciare l’Italia. Durante la Seconda Guerra Mondiale, si trovava in India con suo figlio Mario, dove fu internata come cittadina di un paese nemico. Solo nel 1946 poté tornare in Italia.
Maria Montessori lavorò instancabilmente per tutta la vita, convinta che ogni bambino possedesse un potenziale innato in grado di trasformare il mondo se nutrito e incoraggiato. Morì il 6 maggio 1952 a Noordwijk, nei Paesi Bassi, ma il suo lascito perdura.
Oggi, migliaia di scuole Montessori continuano a seguire i suoi principi. Queste scuole offrono ai bambini un ambiente propizio al loro sviluppo e alla loro realizzazione, fedele alla visione di Maria Montessori, una donna che sfidò le norme della sua epoca per creare un metodo educativo rivoluzionario. Peccato che non siano alla porta di tutti come lei avrebbe voluto che fosse.